Marco Archetti
Scrittore
Biografia
Marco Archetti è nato a Brescia il 26 marzo del 1976.
Esordisce nel 2003 con un reportage pubblicato dalla rivista letteraria “Nuovi Argomenti” (Mondadori), intitolato Cuba: patria y muerte.
Dopo la partecipazione all’antologia di racconti Gli intemperanti (Meridiano zero, 2003) e un altro reportage sul terremoto nelle Marche, dà alle stampe la sua prima prova letteraria, Lola Motel (Meridiano Zero, 2004; Feltrinelli Super Ue, 2008).
Nel 2005 abbandona suo malgrado il progetto di Come puttane in Quaresima, diario-saggio concepito a quattro mani col poeta cubano Omar Pérez, e pubblica il suo secondo romanzo, Vent’anni che non dormo (Feltrinelli; Feltrinelli UE, 2007).
Nello stesso anno viene selezionato dal Festival Letteratura di Mantova nell’ambito del progetto “Scritture giovani” e firma un racconto intitolato Jet Lag, tradotto in quattro lingue e presentato presso i festival letterari europei di Oslo, Berlino, Hay-Bay, gemellati con quello mantovano. In agosto, per la radio nazionale norvegese, è protagonista insieme al poeta dissidente cubano Raúl Rivero di una puntata speciale sul rapporto tra letteratura e potere. Al poeta dedicherà un articolo che ne racconta la detenzione e i giorni norvegesi, pubblicato sul settimanale “Diario” e intitolato Vita immaginata di Raúl Rivero.
Nel 2006 esce il romanzo Maggio splendeva (Feltrinelli; Feltrinelli UE, 2011), romanzo storico-fantastico ambientato durante il ventennio fascista.
Nel 2007 un suo racconto, Il binario, viene scelto per corredare la Guida del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova. Nell’estate dello stesso anno è invitato al Festival Internazionale della Letteratura di La Paz.
Nel novembre del 2008 partecipa al Festival Internazionale di Guadalajara in Messico e collabora alla stesura del soggetto del film Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario.
Nel 2009 esce il romanzo Gli asini volano alto (Feltrinelli), presentato a Firenze insieme allo scrittore Stefano Benni.
Nel 2011 pubblica Sabato, addio (Feltrinelli) e avvia una collaborazione col Corriere della Sera che si protrarrà per quattro anni.
Nel 2012 esce Sette diavoli (Giunti), romanzo ambientato durante il secondo dopoguerra.
Nel 2014, per il quarantennale della strage di piazza Loggia, pubblica sul Corriere della Sera otto articoli che raccontano le biografie delle vittime della bomba. Riadattati per l’occasione, quei testi diventeranno una serata di lettura pubblica prodotta dal Teatro Stabile di Brescia e che vedrà alternarsi sul palco, nelle vesti di interpreti, gli attori Franco Branciaroli, Fausto Cabra, Elena Bucci e Lucilla Giagnoni.
Nel 2015 pubblica due libri: I giorni non si scavalcano (Rizzoli), romanzo di boxe ispirato alla vita del pugile italo-sierraleonese sfidante al titolo mondiale Leonard Bundu, ed Effetto farfalla: la mia vita raccontata a Marco Archetti (Mondadori), autobiografia della ginnasta campionessa del mondo Vanessa Ferrari.
Nell’estate del 2016, a contorno dell’installazione di Christo Yavachev sul lago d’Iseo “The Floating Piers”, cura la scrittura di 5 monologhi e la supervisione drammaturgica generale di “Around the Floating Piers”, spettacolo che racconta l’isola.
Nell’estate del 2017 , per la regia di Fausto Cabra, è autore della fluviale drammaturgia di “Evolution City Show”, prodotto dal Teatro Stabile di Brescia col contributo del Ministero della Cultura, e che, sviluppato in cinque spettacoli tematici in scena contemporaneamente, tra allestimenti futuristici e narrazioni in cuffia ricostruisce le tappe di un viaggio che dai Galli arriva fino ai giorni nostri, raccontando – tra le altre – le storie di Ermengarda, di Berardo Maggi, di Veronica Gambara, di Primo Levi, di Alberto Dalla Volta, di Niccolò Tartaglia, di Arturo Benedetti Michelangeli e di Giuseppe Zanardelli. Ad interpretarli, alcuni tra i più talentuosi attori del teatro contemporaneo: Alberto Onofrietti, Francesco Sferrazza Papa, Franca Penone e Valentina Bartolo.
Nel 2018 pubblica il romanzo Una specie di vento (Chiarelettere), “la Spoon river di piazza della Loggia”.
A novembre, su invito dell’Ambasciata italiana, per la Settimana della Cultura italiana, viene ospitato a Caracas in Venezuela, e incontra gli studenti dell’Università Cattolica Andrés Bello tenendo diversi incontri sul tema della libertà e della letteratura. Al ritorno in Italia, pubblica un reportage in cui racconta la tragica situazione del Paese e il grado di corruzione del regime.
Il 2019 è un anno che lo vede impegnato soprattutto sul fronte della scrittura teatrale con l’adattamento drammaturgico del romanzo La Storia di Elsa Morante, portato in scena a maggio con enorme successo, regia di Fausto Cabra e produzione CTB.
A ottobre è al debutto con una produzione del Piccolo Teatro di Milano e del CTB per La parola giusta, monologo scritto per Lella Costa e la regia di Gabriele Vacis, che racconta le stragi di piazza Fontana e di piazza Loggia (sold out in tutte le tredici date milanesi e bresciane).
A novembre prosegue la sua riflessione sul bene e il male nella storia e sale sul palco del teatro Mina Mezzadri con In piena luce, raccontando Primo Levi, lezione-spettacolo patrocinata dal Centro Internazionale Studi Primo Levi di cui cura la scrittura e la direzione, interpretandola con la complicità dell’attrice Ludovica Modugno.
Articoli a sua firma sono apparsi su “Vogue”, “Glamour”, “Max”, “Il Secolo XIX”, “GQ”, “Reset”, “Il Riformista”, “il manifesto”.
Da marzo 2017 collabora con Il Foglio, sul quale tiene una caustica rubrica letteraria e pubblica recensioni e numerosi interventi su libri, lettori e scrittori.
È attivo anche nell’ambito della docenza, con lezioni e workshop presso la Scuola Holden di Torino e la Libera Accademia di Belle Arti di Brescia.
Il mio lavoro
LOLA MOTEL (Meridiano Zero 2004, Feltrinelli Super Ue 2009)
“Mio padre? Mia madre? Di quale topo stai parlando? Non so niente, amico, ma se vuoi ti racconto una storia: la storia di una puttana, di uno che per due giorni voleva essere Trotskij, e di una città bellissima.”
Felipe è un figlio di Cuba. Mentre suo padre si è fermato a scontare in silenzio il passato, lui vagabonda inseguendo il miraggio della più bella puttana dell’Avana. Sullo sfondo, la dissidenza, le notti di regime, il vento che picchia malinconico sul Malecón. E poi il Lola Motel, uno squallido albergo dell’Avana che accoglie oppositori, utopisti, amanti, famiglie sgangherate, delatori, truci sbirri e sirene incantatrici. Felipe si muove con furore a allegria in un’atmosfera calda e opprimente, alla ricerca di un paradiso in terra che non è mai esistito e mai esisterà, alla scoperta dell’ebbrezza di essere liberi. Un romanzo sfrontato e scorretto, duro e comico, sensuale, arrabbiato, quasi avvelenato.
“Finalmente uno scrittore, non solo un narratore di trame. Come nelle canzone di Elvis, al Lola motel ci lasci il cuore.”
Davide Ferrario, 14.02.2008
“Alla sua opera prima, Marco Archetti centra il bersaglio grosso.”
Ernesto Milanesi, 31.01.2004
VENT’ANNI CHE NON DORMO (Feltrinelli 2005)
“Lui ha voltato la testa verso di me e mi ha detto: «Ciao, che ci fai tu qua?»
Ho avuto un moto di stupore: «Che ci faccio io, qua?»
E lui: «Sì, tu. Non eri a rubare?»”
Marco ha studiato e ha smesso. Ha lavorato nei cessi di un autogrill e ha smesso. Ha convissuto con una donna e ha smesso. Ha voluto una famiglia e poi ha smesso di volerla. Cerca casa e la trova in condivisione con Chiara, una ragazza senz’arte né parte ma con molti, troppi amici e una spiccata, disinvolta propensione a consumare in una notte un grande amore dopo l’altro. È allora che a Marco viene l’idea: e se questi grandi amori glieli procurassi io, dietro compenso? Ma tutto ciò basta a fare di Marco un pappone e Chiara una prostituta? Per rispondere bisogna entrare nel mondo – un vero e proprio mondo – che l’autore racchiude nei confini ariosi di brillanti invenzioni linguistiche, e farci regalare la sua smagliante consapevolezza dell’asprezza di vivere. Archetti, alle prese con l’oscura ingovernabilità dei propri affetti, della propria morale, delle proprie intenzioni, ci parla di sopravvivenza, e ridendo castiga opinionisti e sociologi.
“Marco Archetti tiene teso il racconto in un punto miracoloso di equilibrio tra l’acida istantanea di un’autobiografia giovanile e la dolorosa malinconia di una storia lunga e lenta, con un uso della lingua libero e preciso. È un racconto acido e severo, che al principio fa ridere e alla fine commuove. In mezzo c’è l’unica storia possibile, quella col trans Samantha. Fa l’amore in quattro righe, le migliori del libro.”
Concita De Gregorio, 19.03.2005
“La seconda prova letteraria del bresciano Marco Archetti lascia il segno. È un fedele specchio della nostra società, dove tutto dura lo stretto indispensabile. L’autore rende con vivace precisione le tante gerarchie della nostra epoca.”
Fabrizio Di Ernesto, 01.06.2005
MAGGIO SPLENDEVA (Feltrinelli 2006)
“Il Duce, Mussolini in persona. Questo il fulmine che attraversò il ciel sereno del pomeriggio del 15 settembre 1937 in casa Piccioni: nello stesso giorno in cui Franco chiedeva al governo italiano quattro sottomarini, il Duce imponeva a Leo un appuntamento ufficiale a palazzo Venezia per la settimana successiva.”
Roma, 1936. Gli anni del fascismo trionfante. E per Leo Piccioni, l’incedere dell’adolescenza. Corpo bislungo e temperamento impressionabile, ha appena superato l’esame di maturità e sembrerebbe avviato a una carriera scientifica. Suo padre Aristide sventra rane per i suoi studi di biologia. La madre Iris sviene sulle poltrone di casa. La cameriera Maria sospira appresso a un militare di Belluno. E poi c’è la popputa zia Ester, matura signorina di bocca buona, nullafacente, lettrice di Freud in lingua originale, che coltiva vaghe fantasie di libertà che un giorno si concretizzeranno nel nipote: in seguito alla misteriosa sparizione di un compagno di scuola, Leo si scopre in possesso di poteri paranormali. Zia Ester non ha dubbi: farà di tutto per trasformarlo nel più grande illusionista del Ventennio! Ma da quel momento in poi, tutto precipiterà. Con questo romanzo affabulatorio, comico e irresistibile, Archetti si tuffa con originalità e spregiudicatezza nella Storia per regalarci una vibrante vicenda umana e, in controluce, un’amara visione di antropologia nazionale.
“La lingua di Archetti è piena di slanci, non si accontenta mai, sempre alla ricerca di alchimie inedite.”
Ciro Bertini, 07.12.2006
“Marco Archetti ha consegnato a Feltrinelli il suo terzo romanzo, raggiungendo con esso la maturazione come scrittore: perché Maggio splendeva mantiene l’inventività linguistica dei suoi due libri precedenti, ma la esercita in modo più selettivo. E ha una trama strepitosa.”
Maria Serena Palieri, 08.11.2006
GLI ASINI VOLANO ALTO (Feltrinelli 2009)
“Mia madre mi aveva sempre insegnato il perdono e aveva fatto di me un vero cagasotto, ma in fondo al mio cuore erano gli scapestrati a farmi sognare. André Bréton, per esempio. Considerava un gesto surrealista scendere in strada e far fuoco a casaccio con un revolver. Marcel Duchamp aveva cambiato per sempre la storia dell’arte servendosi di un orinatoio. Il Generalissimo Gesù Cristo riconcorreva a pedate i mercanti fuori dal tempio.”
Giosuè e Arto sono due fratelli. Giosuè è un seminarista che vuol liberarsi di Dio, Arto un ateo fornicatore e bugiardo. A dispetto delle loro intenzioni, i due si trovano nel bel mezzo di una grande avventura on the road che li vede appaiati, spaiati, comunque solidali, partire per Lourdes e smarrirsi in Spagna: Giosuè si avvia a trasgredire i dieci comandamenti uno per uno, Arto deve badare al fratello e governare l’imbarazzante trama di menzogne che ha tessuto per la famiglia lontana in attesa di lauree, matrimoni, ordinazioni sacerdotali e miracoli. Ma i miracoli qui li fa Marco Archetti, alle prese con un romanzo esplosivo eppure intimo, estroverso e personale, provocatorio ma commovente, che nel segno dell’avventura racconta una stagione irripetibile della vita: l’amor giovane, l’allegria della ribellione, il tormento di ogni vocazione.
“I giovani scrittori italiani di rado spiccano per ironia. Marco Archetti, bresciano, classe ’76, è una felice eccezione. Soprattutto perché grottesco e surreale sono per lui sagace strumento di interpretazione della realtà contemporanea. Così il picaresco viaggio a Lourdes dei due fratelli diventa una caustica meditazione sui due principali tabù della società: famiglia e religione.”
Benedetta Marietti, 18.04.2009
“Marco Archetti padroneggia le sue trame con lucida ironia, e la storia dei fratelli Arto e Giosuè riesce a scivolare sulla quotidianità dei nostri anni con i toni di una riuscita commedia.”
Sergio Pent, 15.08.2009
SABATO, ADDIO (Feltrinelli 2011)
“Sabato sera, ottobre di due anni fa, ecco quando questa storia è cominciata.
Poi penso: potrei anche piantarla, smettere qui, a cosa serve spiegare? All’inizio di questa storia c’è una donna. Alla fine, due.
Nessuna delle due è stata per me.”
Gigi e Filippo, due veri amici. Ciò che li unisce è ciò che non hanno: donne, avventure, occasioni. Ma, in due, i pesi si sopportano meglio. È per questo che uscire insieme e guardare il sabato sera degli altri non è poi così doloroso. Anzi, “odiare il sabato” è la loro forma di resistenza. Poi un giorno Gigi conosce una ragazza. Se ne innamora e lei ricambia. Diventano una coppia. Filippo si ritrova a sperare nel fallimento sentimentale dell’amico. Ma un giorno Gigi lo chiama per annunciargli che si sposa. Per Filippo è il baratro. Allora parte, va lontano, e conosce Marlén, una ballerina straniera e bellissima, e la convince a tornare in Italia con lui. Sembrerebbe l’inizio di una nuova vita, ma il destino ha in serbo la sua beffa. Filippo continuerà a chiedersi perché, fino all’ultima verità, dove le vittime sono i carnefici. Marco Archetti assembla i pezzi di una vita normale e quel che ne esce è una lunga confessione sul desiderio, un ritratto inesorabile della condizione umana, un romanzo che racconta la passione e la vendetta.
“Sabato, addio è scritto come una confessione. Viene in mente Simenon. Ci regala alcune pietruzze di verità e a noi lettrici spiega quale ebbrezza e dannazione possa essere la femminilità.”
Maria Serena Palieri, 24.05.2011
“Marco Archetti ribadisce i risultati convincentissimi fin da Lola Motel. Pagine sorrette dall’aggressività delle similitudini dell’io offeso. Racconto allucinato, poi l’accettazione sapiente, verniciata di malinconia.”
Giuseppe Amoroso, 05.06.2011
SETTE DIAVOLI (Giunti 2013)
“Non parli? Continuerò a domandare.
Me la farai pagare? Ci sono abituata.
Brucerò? Nessun inferno brucia più di una donna tradita.”
“Io non avevo dichiarato nessuna guerra, era la guerra che era venuta a cercare me.” La storia di Egle comincia coì. È ancora una bambina quando, nel 1945, perde i genitori e uno zio sconosciuto si fa vivo trascinandola, insieme al fratello, in un’altra città, dal Sud al Nord dell’Italia. La scuola interrotta, il lavoro, la fuga da quella casa, un amore impossibile. Così, un giorno, Egle non sarà più Egle e diventerà “Sette diavoli” per tutti, la più desiderata. Ma quando i conti da saldare diventeranno troppi, lei vivrà solo per chiuderli uno per uno. A quel punto perfino Dio – un Dio che balbetta e non risponde – sarà messo sotto accusa. Appassionata confessione-monologo, lettera d’amore e d’odio scritta nel momento finale, questo è il ritratto di una donna come nessuno. Sullo sfondo, un’Italia stracciona, brutta, sporca e cattiva, sul ciglio dell’illusione del boom e della ricostruzione.
“Una storia bella e forte, come la voce di Marco Archetti che la racconta.”
Valeria Parrella, 06.04.2013
“Archetti le ama, le persone, e si capisce; le ascolta, le osserva, le studia, poi traduce sulla pagina anche i più piccoli dettagli. È uno scrittore intelligente, appassionato e si legge in apnea: una volta cominciato, non smetti più.”
Claudia Priano, 21.04.2014
I GIORNI NON SI SCAVALCANO (Rizzoli 2015)
“Da qui in poi lo imparerà: la vita è più pericolosa del pugilato.
La vita è un match truccato.
Di arbitri, nemmeno l’ombra. Nessuna regola e nessuna possibilità di prepararsi. L’avversario colpirà a sorpresa. E colpirà durissimo.”
Leonard Bundu ha sempre combattuto, ancora prima del ring. Nato in Sierra Leone da madre italiana, a otto anni è orfano di padre e cresce in un Paese devastato dalla guerra civile. Per questo viene spedito a Firenze, dove incontra Alessandro Boncinelli, maestro di boxe e di vita. Leonard è un talento naturale ma grezzo, allergico alla disciplina. Incontro dopo incontro, a ventidue anni sembra però aver trovato la sua strada: entra nella nazionale guidata da Patrizio Oliva e nel 2000 arriva alle Olimpiadi di Sidney. Ma Leonard sui binari non ci sa stare e all’ennesimo rovescio della sorte crolla al tappeto. Invece di rialzarsi, sprofonda sempre più in basso, fino a perdere tutto. Poi, a trent’anni compiuti, incontra Giuliana, la donna con cui ricominciare da capo. Così, dopo aver danzato coi suoi demoni, Leonard si rialza e non si ferma più, arrivando al ring di Las Vegas per il titolo mondiale. Con questo romanzo Marco Archetti ci racconta la sua storia d’amore e di sudore, di pace e di guerra, tra una Freetown insanguinata e gli sbarchi di Lampedusa. La storia di un ragazzo che risale le pareti del pozzo, rivede la luce e diventa un uomo.
“I giorni non si scavalcano non è una semplice biografia, perché Marco Archetti, come un sagace croupier, smazza e dispone le carte a suo piacere, mettendo a nudo un uomo, il suo e il nostro tempo.”
Nino Dolfo, 19.05.2015
“L’uomo che ottiene successi senza lunga fatica sembra a molti saggio tra gli stolti, sentenziava Pindaro cantando la vittoria di un atleta. Il bellissimo romanzo di Marco Archetti dialoga a distanza con la medesima, dolorosa intuizione, fin dal proverbio africano che ne dà il titolo.”
Edoardo Rialti, 09.04.2015
UNA SPECIE DI VENTO (Chiarelettere 2018)
“Noi siamo quelli che questa pioggia non bagna.”
Una manifestazione antifascista che riuniva partiti e sigle sindacali. Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti e un fiume di gente tutt’intorno. L’esplosione, dissero i sopravvissuti, fu “una specie di vento”. Il bilancio: otto vittime e centodue feriti. Poi indagini, depistaggi, omissioni, mezze verità, cinque istruttorie, tredici dibattimenti e due condanne definitive arrivate nel giugno 2017, quarantatré anni dopo. Marco Archetti, scrittore bresciano, avvalendosi di documenti storici e testimonianze di prima mano, compone un romanzo toccante e prezioso che ridà vita alle otto vittime della strage. Evitando ogni retorica e concentrandosi sulle loro vicende umane, le fa emergere dal buio ed entrare in scena come in un film. E per la prima volta i caduti della strage non sono solo nomi su una lapide commemorativa, ma vengono raccontati come uomini e donne in carne e ossa, “né santi né eroi”, in una Spoon River luminosa, scandita dalla voce di Redento Peroni. Quella mattina si trovava a pochi passi dalla bomba ma il destino volle che il piccolo gesto di uno sconosciuto gli salvasse la vita. Così il suo racconto guida la narrazione e testimonia fatalmente un’epoca della nostra storia recente che ha ancora molto da dire a ciascuno di noi.
“Otto personaggi in cerca d'autore. L'hanno trovato. Si chiama Marco Archetti. E' stato lui a dar voce alle otto vittime della strage di piazza Loggia, a trarne una cantata dolente, un recitativo civile ed intimo, una Spoon river in prosa. Un lavoro necessario e commovente, in cui la voce narrante di Redento Peroni fa da coro greco. Pagine di letteratura alta, non peritura.”
Massimo Tedeschi, Corriere della Sera
“Marco Archetti, con questo libro, riesce a dire l'indicibile, a far parlare il silenzio. Sguardo acuto, mani sensibili, pensiero vibratile da cittadino del mondo radicato nella sua città. Otto stazioni in un romanzo pieno di vita, ognuna con un punto di vista e un linguaggio proprio. Questo libro è un canto che fa germogliare cose umane da una ferita.”
Paola Carmignani, Giornale di Brescia
“La lettura mi ha raggiunto il cuore. È un romanzo che segue i binari della miglior tradizione della moderna letteratura americana, scritto con vera maestria.”
Antonio Ferrari, Corriere della Sera
“Marco Archetti ha restituito la vita, una forma e una complessità alle vittime di allora. Ha scritto un romanzo, non la biografia di una strage. E ha cantato la vita invece che la morte. È nato a Brescia due anni dopo la strage ma con quella strage è cresciuto, e chi come lui ha un alfabeto per difendersi e la capacità e l’umanità di raccontare, prima o poi viene chiamato a farlo. Questo romanzo di vite è una specie di vento, e accarezza il cuore.”
Annalena Benini
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